Picerno e Catania si spartiscono un punto ciascuno: rimpianto o soddisfazione? Il parere di Rosario Savoca per #STRINGHE
Discordanti com’è raro accada le sensazioni lasciate dalla gara del Donato Curcio. Tra i rammaricati per la mancata vittoria e gli accontentisti spaventati dalla possibile sconfitta, bisogna riconoscer ragione a entrambe le fazioni. Dopo un primo tempo da pigiama e ninna nanna, la ripresa ha messo appetito di successo sia al Catania sia al Picerno.
Giusto i due faccia a faccia tra portieri e numeri 9 permettono di tenere in considerazione la metà iniziale di partita. Prima Farroni su Bernardotto, poi Summa su Inglese guadagnano scatti dei fotografi per l’album dei ricordi. Del resto, la formazione casalinga impone di mantenere un baricentro basso per anestetizzare un possesso ritmato e gli ospiti dal canto loro non mostrano opposizione. Scorrendo velocemente oltre l’ora di sospensione, prova Anastasio a stimolare tachicardia con un un folle accenno di giocoleria dentro la propria area. Maiorino, però, rifiuta il regalo spedendo fuori.
Catania-Carpani rapporto dolceamaro: a Picerno l’ultimo squillo
L’azione successiva, una temporanea variante sul tema accentra Lunetta che alimenta la corsa di Raimo dopo una seconda palla riciclata da Carpani in spalletta; il numero 20 raccoglie il traversone da destra e sigla lo 0-1. Tuttavia, qualche minuto più tardi fallisce la chance della doppietta, si dispera e pone fine una volta per tutte all’esperienza rossazzurra staccando un biglietto di ritorno per Ascoli.
Un ragazzo – bisogna ammetterlo – delle cui caratteristiche si è capito ben poco in questi sei mesi. Spesso chiamato a manovre nello stretto e conduzioni tecniche palla al piede, per diverse settimane ha perfino corso avanti e indietro per la fascia destra. Quando invece è chiara in lui l’efficacia di dinamismo e inattese incursioni senza la sfera. Saluta con 3 gol segnati contro Benevento, Team Altamura e Picerno in 21 presenze complessive.

Maledette sostituzioni e finali indigesti
A questo punto restano da trattare due temi solo all’apparenza innocui, ma in realtà fondamentali. Il primo riguarda l’impatto dei calciatori inseriti dalla panchina in corso d’opera; due gli elementi da analizzare.
Innanzitutto l’estrema impreparazione dei siciliani ai cambi avversari testimoniata da una statistica. Dei 6 gol presi nelle tre partite del 2025, la metà (3) deriva da avversari subentrati: Lanini del Benevento, Semedo della Juventus Next Gen e Petito del Picerno.
In secondo luogo, il pessimo adattamento di chi entra tra le fila rossazzurre. Da qualche settimana, gioca male chiunque dei non titolari venga chiamato a dare un contributo. Si ricordi l’occasione divorata domenica da Guglielmotti che avrebbe fissato il punteggio sull’1-2 negli ultimi minuti, senza dimenticare i recenti scialbi spezzoni di Lunetta, D’Andrea e Verna.

Sarà questo il motivo principale per il quale Toscano decide stavolta di rinunciare alla possibilità (sottolineo, possibilità, non costrizione) di effettuare cinque sostituzioni. Corretto limitarle a un paio se l’assetto in campo funziona e la tradizione tramanda delle modifiche peggiorative per sé, migliorative per gli altri.
La seconda problematica da esporre accende un allarme sui cali percepiti nel finale di parecchi incontri. Per l’ennesima volta, nel segmento conclusivo del match gli etnei subiscono una rete (la quarta delle sei prese nel girone di ritorno) gettando via punti preziosi. Entrando nel dettaglio, considerando l’intero campionato in corso, nell’intervallo temporale oltre il 70° minuto il Catania ha guadagnato 5 punti: 2 con la Casertana (da 1-1 a 1-3), 1 col Foggia (da 2-0 a 2-2) e 2 col Sorrento (da 0-0 a 4-0).
Di contro, nello stesso arco di tempo ha perso addirittura 12 punti: 2 con la Turris (da 0-1 a 1-1), 2 con l’Avellino (da 1-2 a 2-2), 2 con la Cavese (da 1-0 a 1-1), 1 col Potenza (da 0-0 a 0-2), 3 col Benevento (da 1-2 a 3-2) e 2 col Picerno (da 0-1 a 1-1). Insomma, se le partite durassero 70 minuti, la classifica reciterebbe 39 punti a 5 lunghezze dalle capolista Monopoli e Benevento.
Dallo stop al ritiro ai piani futuri
I superlativi interventi di Farroni, che nella settimana dell’acquisto di Dini mantiene il pareggio sfoggiando pronti riflessi, invitano a una riflessione sulla gestione del calciomercato. Perché ingaggiare due portieri nella finestra invernale? Ceduto Adamonis, sarebbe bastato rimpiazzarlo e promuovere Butano a vice titolare, in attesa del recupero di Bethers dall’infortunio. Così muovendosi, invece, al rientro del lettone si rischierà un nuovo ballottaggio a tre (poi a due se a giugno verrà interrotto il contratto di Farroni) tra figure tutte meritevoli del posto da primo.

Come interpretare allora questa decisione? Bethers non fornisce garanzie fisiche? O forse in estate si valuteranno eventuali offerte economiche in arrivo per lui? Ciò stonerebbe con le recenti dichiarazioni di Toscano e Grella sulla volontà di virare con determinazione su figure anagraficamente giovani e atleticamente più energiche di vari componenti dell’attuale rosa.
Ad ogni modo, la prestazione offerta conferma le perplessità avanzate sull’utilità del ritiro. Un provvedimento dalla durata inferiore a una settimana, data la sua immediata conclusione di ritorno da Picerno; difatti la squadra proseguirà nel territorio casalingo la preparazione in vista di Catania-Giugliano. Nel frattempo, anche l’approdo nel reparto difensivo del quasi 30enne Del Fabro stride con l’annunciata strategia di ribasso dell’età media.
A cura di Rosario Savoca