Ci siamo, è quel momento dell’anno in cui siamo tutti professori nel periodo di scrutini. Ci piace dare voti per Sanremo perché altrimenti sai che noia guardalo senza occhio giudicante. Sanremo 2025: le pagelle
Premessa: l’articolo sarà lungo ma è colpa di Carlo Conti che ha piazzato 29 cantati in gara.
Gaia – Chiamo io chiami tu 4
La stessa ansia e glicemia alle stelle di quelle scene anni 2000 delle sitcom in cui una coppia di fidanzati al telefono impiegava 30 minuti per decidere chi dovesse chiudere: Chiudi tu! no chiudi tu!. Questa canzone ha chiaramente quella reference ma risulta ancora più martellante e fastidiosa. Spoiler: alla fine Gaia non ci fa sapere chi ha chiamato chi. Il senso dovrebbe stare nel fatto che non chiama nessuno dei due perché ormai il rapporto è giunto al capolinea. Nell’incertezza, io, vado a chiamare la polizia dei testi mosci.
Francesco Gabbani – Viva la vita 5 1/2
La gioia che trasmette Gabbani quando canta… mai nessuno. Può cantare anche un bollettino di guerra ma lui sarà in qualche modo sarà sempre felice di comunicarcelo. Viva la vita non è Viva la vida dei Coldplay purtroppo, ma si possono confondere solo in caso di uso pesante di sostanze stupefacenti. Peccato, perché avrebbe potuto sfruttare anche i braccialetti luminosi del pubblico dell’Ariston, proprio come il buon Chris.
Rkomi – Il ritmo delle cose 6
Nei testi usciti prima dell’inizio del festival non si percepiva il suo corsivio che diventa anno dopo anno sempre più accentuato. La cantilena di questa canzone mi ha in un primo momento infastidita poi ho collegato tutto: è il ritmo delle cose non una cantilena! Questa canzone ha bisogno di essere risentita per essere apprezzata, intanto, l’unica certezza che abbiamo, è il fatto che ha ancora problemi coi tessuti delle magliette.
Noemi – Se ti innamori muori 5
Diamo un po’ di numeri: Noemi a 43 anni è già al suo ottavo festival, 1 in meno di Marcella Bella. Questo dato non è importante nel giudizio della canzone di Noemi ma serve dirlo perché questo brano non mi ha lasciato nulla se non questo pensiero. La nota positiva è sempre la sua voce che col passare del tempo diventa sempre più roca e profonda.
Irama – Lentamente 5 con riserva
Irama torna sul palco dell’Ariston con un’altra super ballatona, fa un verso incomprensibile e strano glitchato dall’autotune all’inizio, poi, inizia a cantare. “Lentamente” è il tempo che trascorre nell’attesa che finisca la canzone. Ha sicuramente portato di meglio negli scorsi anni. Mi riservo il diritto di cambiare idea perché è una di quelle canzoni che potrebbe migliorare dopo vari ascolti.
Coma_Cose – Cuoricini 5 1/2
Cuori con le mani nella “coreografia” di una canzone che si chiama Cuoricini “Avanguardia pura” direbbe Miranda Priestly. Come nel caso di Gaia, anche qui abbiamo un importante assenteismo di testo e uno spasmodico bisogno di ripetere il titolo fino alla nausea. Note positive: il look iconico e le vibes coreane totalmente in trend (per chi non lo sapesse i cuoricini sono simbolicamente associati agli Idol coreani).
Simone Cristicchi – Quando sarai piccola 10
Chiunque abbia un briciolo di sensibilità ieri si è commosso ascoltando questa ennesima poesia firmata Simone Cristicchi. Avevo già letto il testo, mi ero preparata psicologicamente, eppure, non è servito. Il racconto che Cristicchi ha portato all’Ariston è un’iconografia nuova per la musica italiana: il racconto di un figlio che si ritrova a fare il genitore del genitore. Un’innovazione struggente che è appartenuta, appartiene e apparterrà un po’ a tutti.
Marcella Bella – Pelle diamante 6 1/2
Il senso è quello di “io sono pazza di me” di Loredana. Ovvero di una donna che a un certo punto della vita fa i conti con se stessa e sa di non dovere nulla a nessuno. Marcella ci mette tutta la sua energia per dimostrare che ha ancora qualcosa da cantare e quel qualcosa non è Montagne verdi.
Achille Lauro – Incoscienti Giovani 7
Dispiace per chi era fan dell’Achille irriverente, quel personaggio non esiste più. La tutina color carne aderente è stata appesa al chiodo per lasciare spazio a dei look di draculiana memoria. Un Dracula raffinato che canta una super ballad alla sua ultima (o prossima) vittima. Se vi ha ricordato Tango di Tananai siete sulla strada giusta perché gli autori (Simonetta e Antonacci) sono in comune.
Giorgia – La cura per me Voce 10 – Canzone 5
Anche quest’anno Giorgia porta un pezzone la prossima volta. Dobbiamo essere oggettivi: questa canzone cantata da qualsiasi altra artista passerebbe in quarto piano. Si sviluppa e apre solo verso la fine Ma Giorgia è Giorgia ed è impossibile non rimanere incantati da quello che è capace di fare.
Willie Peyote – Grazie ma no grazie 8 1/2
Il connubio del genere di Willie continua ad essere una perla rara nella discografia italiana. Rap e R&B con quel taglio irriverente nella scrittura che stimola l’ascolto. Su 29 cantanti in gara è l’unico che ha portato sul palco la quota “sociale”, una percentuale davvero bassa ma almeno riesce a tenere alta questa bandiera.
Rose Villain – Fuorilegge 8 –
Continua questo mix tra melodia e inciso/deciso che quest’anno ha un ritmo orientaleggiante e che risulta anche molto meno forzato nel passaggio da lento a veloce. Rose sul palco dell’Ariston è ogni anno più inquadrata e definita nel suo stile. Nota di demerito sicuramente alle acconciature Super Saiyan che cozzano col resto del look.
Olly – Balorda nostalgia 8 1/2
Da ex Sanremo Giovani a uno di quelli che rischia di vincere. Inaspettata la sua assenza nella top 5 della sala stampa, semplicemente perché da qualche giorno proprio i giornalisti hanno sottolineato la sua papabile vittoria. Le vibes sono quelle di Mahmood e Blanco (l’anno prima che distruggesse i fiori sul palco di Sanremo, ricordate?) ma riesce comunque a risultare molto convincente nel parlare (anche lui) di un amore logorato e logorante.
Elodie – Dimenticarsi alle 7 9 1/2
Gli invidiosi diranno che è stata generata dall’ intelligenza artificiale, i fan diranno che non ce n’è per nessuno anche questa volta. Con l’outfit di ieri qualsiasi altra persona sarebbe sembrata vittima di un incidente domestico col domopack, ma lei, lei no. Lei è arrivata da Marte per insegnare a tutti cosa significa eleganza e presenza scenica con una canzone dalla produzione importante che esalta le sue note più alte nell’apertura dell’inciso.
Shablo ft. Guè, Joshua e Tormento – La mia parola 6 e una pacca sulla spalla
Guè al Festival di Sanremo sembra un miraggio per gli amanti del rap italiano. Eppure è successo. “La mia parola” ha un sound nostalgico che vuole ricordarci che l’hip hop è anche questo. E’ lui anche se in versione light gospel all’ombra di Joshua. La canzone live rende molto di più di quella che sentiremo in studio, anche grazie al coro e alla parte strumentale che amalgama le tre voci e i tre stili.
Massimo Ranieri – Tra le mani un cuore 8
Massimo ha più energia di tutti gli altri 28 messi insieme, considerando anche Emis Killa se volete perché vogliamo ricordarci di lui. Look da after di un party del Grande Gatsby in quel momento in cui gli ospiti stanno per andare via ma esce Massimo che dice “Non è ancora finita baby”. Potrei fare altri mille esempi di contestualizzazione del suo look ma voglio riservarli per i prossimi giorni perché al 99% il mood sarà lo stesso. Per ora ci interessa che la canzone è bella e l’ha (ovviamente) cantata al topl.
Tony Effe – Damme ‘na mano 3
Sanremizzato. Potrei chiudere con questo aggettivo ma non voglio fermarmi qui. Se il Padrino fosse ambientato a Roma sarebbe esattamente come Tony Effe a Sanremo, lo stile è quello. Ha iniziato le lezioni di canto un mese fa, giusto in tempo per Sanremo ma forse un po’ troppo tardi visti i risultati. Omaggio a Califano non richiesto ma apprezziamo lo sforzo fatto per diventare nazionalpopolare. Però, mi chiedo, chi abbandona il proprio stile per un obiettivo ha davvero la personalità forte che mostra di solito?
Serena Brancale – Anema e core 9
Voce, drumpad e grinta da vendere. Questa si che è una combinazione innovativa e vincente sul palco dell’Ariston. Ah forse è un’innovazione anche il dialetto barese dato che ci si era concentrati un po’ troppo sul “made in Napoli”. Questa ragazza la sentiremo e vedremo molto e chi non ci crede è un “Baccalà”.
Brunori SAS – L’albero delle noci 10
Finalmente a Sanremo. Grazie Brunori perché le tue canzoni sono sempre una copertina in una serata uggiosa, un marshmallow nella cioccolata calda, un abbraccio in un momento di sconforto in generale sono sempre qualcosa di bello in un momento di ordinarietà. In questo caso l’ordinarietà era il quasi totale piattume dei testi sanremesi, però poi sei arrivato e tutto è cambiato. Solo lui, la sua penna e la sua chitarra potevano tirare fuori una canzone sulla paternità così. Fiammetta tra qualche anno ti ringrazierà, intanto, ti ringrazio io.
Modà – Non ti dimentico 5
Checco è riuscito a salire sul palco nonostante la caduta dalle scale per regalarci un’altra sempre uguale canzone dei Modà. Ne avevamo bisogno? no Ma a Checco gli si vuole sempre bene.
Clara – Febbre 7 –
Ci riprova stavolta con un brano molto più convincente perché essa stessa è più convincente e più sicura sul palco. L’esibizione sembra un lungo reel tutorial di come realizzare la coreografia, il resto ok.
Lucio Corsi – Volevo essere un duro 10
La certezza di questa edizione di Sanremo è che il cantautorato in italia è vivo ed è forse la parte migliore della musica che abbiamo. E ci dimostra che a una canzone non serve avere 45 autori per essere bella. Senza rumore, Lucio Corsi ha regalato un momento bellissimo dedicato a chi si sente “diverso” da quello che è socialmente idolatrato, lo fa estraniandosi e diventando “diverso” anche nel look.
Fedez – Battito 9
Si è talmente parlato di Fedez che quasi mi secca parlarne, avrei potuto saltarlo forse ma non posso semplicemente perché ha portato un gran pezzo. Un testo forte, delle punchline che ricordano la sua golden age ma ora sono contornate da un’esperienza di vita che lo ha indebolito e fortificato allo stesso tempo. La morale di tutto il teatrino costruito intorno al suo personaggio? Quando si hanno le giuste parole da mettere in musica le chiacchiere stanno a zero.
Bresh – La tana del granchio 7 ½
La discografia Breshiana (anche se nato a Genova) ha degli alti e bassi: o hit o piattume/pattume da spiaggia. Per fortuna a Sanremo dobbiamo occupare del primo caso. Un testo elegante degno delle discendenze della scuola genovese da cui proviene. Non sarà una grande hit probabilmente ma la musica ringrazia (e anche io).
Sarah Toscano – Amarcord 4
Sembra ormai essere un obbligo buttare dentro Sanremo gli ultimi vincitori di Amici anche quando non sono palesemente pronti. Ed è questo il caso. Sarah ancora troppo acerba, porta un brano che ti dimentichi tre secondi dopo talmente è banale. Ha del potenziale ma non è il suo momento.
Joan Thiele – Eco 7
Un’altra artista che in punta di piedi si prenderà il suo spazio. Pop di classe che strizza l’occhio alla fine degli anni ‘90 ma in chiave super contemporanea c’è qualcosa che mi ricorda Goodnight moon di Shivaree e questo mood mi piace molto, anzi troppo considerando che è il primo ascolto. Nota negativa: Joan usiamo un po’ di più questa bella chitarra che hai portato altrimenti dì che ti serve per prendere il bonus al Fantasanremo.
Rocco Hunt – Mille volte ancora 4
Parlando sempre di iconografia canora… anche basta con questi racconti del napoletano cresciuto in periferia che ne è uscito vincitore. Soprattutto perché non sei uscito fuori ora. La canzone ha anche un bel ritmo ma si perde nella retorica di una storia sentita troppe volte con le stesse parole, anzi, sentita Mille volte (ancora).
Francesca Michielin – Fango in paradiso 6 – –
Mi aspettavo qualcosa di più da Francesca o forse no perché è sempre un po’ uguale a sé stessa, non è sempre un male per carità, ma a volte percepisco un abisso tra la sua forte personalità e la sua scrittura che racconta sempre le solite storie.
The Kolors – Tu con chi fai l’amore 6
“Ehi Stash butta fuori una hit” gli direi questo se i The Kolors fossero un dispositivo elettronico. Questo è ormai il loro mondo, sembra che non possano fare altro anche se non è così, ma loro danno al pubblico quello che vogliono, cioè la colonna sonora per i primi giorni in spiaggia.
29 cantanti in gara (scampati i 30) 4
Cambieranno i conduttori ma ormai il numero dei cantanti è un trend in crescita. Ogni anno senza paura sempre di più. Ok, il Festival non è finito col favore delle luci dell’alba, ma questo ritmo serrato delle esibizioni ha penalizzato il lato “spettacolo” che la kermesse dovrebbe avere, o meglio, dovrebbe averlo perché sappiamo che risulta molto più scorrevole. In questa prima puntata abbiamo avuto una conferma: sarà un’edizione lineare, pulita senza sbavature ma possiamo sperare ancora in un sano momento epico/trash.
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